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Un'ecologia decoloniale
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Malcom Ferdinand
traduzione di Paolo Stella Casu prefazione di Angela Davis
“Mi sono ritrovata a pensare che avrei voluto poter leggere questo libro anni fa, specialmente quando stavo cercando di afferrare le relazioni tra il genere, la razza e la classe. (...) I suoi concetti mettono in luce un quadro necessario per la comprensione filosofica ma anche di senso comune delle condizioni del nostro pianeta oggi.” (Dalla prefazione di Angela Davis)
Con i Caraibi al centro della tempesta moderna – luogo del primo approdo di Colombo ma anche di test nucleari, monocolture inquinanti e deforestazione – questo volume propone un fondamentale salto interpretativo in due aspetti essenziali del nostro tempo: il razzismo e la crisi ambientale. Malcom Ferdinand guarda alle devastazioni attuali e alla storia della schiavitù, a chi è stato imbarcato nella stiva della nave negriera, per ridefinire il colonialismo come modo di abitare la terra e l’attuale sconvolgimento del pianeta come suo effetto diretto. Ponendo alla base della sfida ecologica la pluralità delle condizioni di vita e delle forme di oppressione che interessano gli esseri umani e non umani – i suoli, le piante e gli animali –, Un'ecologia decolonialeattraversa la letteratura caraibica e l’immaginario occidentale, il lessico delle comunità originarie delle Americhe e le pratiche degli schiavi fuggitivi. Solo prendendo coscienza di una storia comune, con al centro coloro ai quali «il mondo è stato rifiutato», è possibile immaginare di uscire dalla stiva e costruire un ponte di giustizia su una nave-mondo comune.
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Malcom Ferdinand è ingegnere ambientale presso lo University College di Londra. Ha conseguito un dottorato in Filosofia politica presso l'Università Paris-Diderot ed è ricercatore del Centre national de la recherche scientifique presso l’Irisso, Università Paris-Dauphine). Contribuisce ad animare il centro di studi di ecologia politica Observatoire Terre-monde. È autore di S’aimer la Terre. Défaire l’habiter colonial (Seuil, 2024).