Partendo dalla continua lezione fornita dalle mobilitazioni transfemministe, Verónica Gago traccia un percorso teorico e politico in grado, non solo, di rispondere a crisi situate, ma di ridefinire lo spazio etico in senso trasversale.
O mio corpo, fai sempre di me un uomo che si interroga
(Frantz Fanon, Pelle Nera, Maschere Bianche)

Ovviamente le rimodulazioni estrattive del modello economico non vanno confuse con un abbandono o un superamento di precedenti dinamiche di genere o pratiche di razzializzazione, bensì come un loro riassestamento all’interno di nuovi parametri. La deregolamentata mobilità del capitale finanziario, pertanto, si associa ad una sempre più violenta ed efficace capacità di confinamento, di selezione e identificazione di spazi, risorse e soggettività portando ad una valorizzazione parassitaria del vivente (life as surplus – la vita come plusvalore direbbe Melinda Cooper). Da qui traiamo anche la sinistra efficacia e la centralità del debito come strumento, da un lato, di espansione di finanziaria (deterritorializzazione) e, contemporaneamente, di controllo, moralizzazione e cattura (riterritorializzazione), in grado di operare una perenne segmentazione e codificazione di corpi e soggett* atomizzat* secondo nuove dinamiche familistiche (non a caso il debito è al centro di un altro recente testo dell’autrice scritto con Luci Cavallero). Pertanto, Gago, opponendosi anche all’importante e dibattuto contributo di Nancy Fraser e Wendy Brown, non interpreta il neoliberismo come «fine o distruzione del politico» (evocando la necessità conflittuale di un nuovo populismo di sinistra), ma ne esamina le complesse caratteristiche governamentali e progettuali. A tal scopo l’autrice si serve di quella tradizione ‘immanente’ che dal molteplice pensiero transfemminista e postcoloniale passa per Marx, Spinoza, Deleuze, Guattari, Foucault – tenendo insieme la rilettura di Luxemburg – per identificare operazioni politiche mirate alla costante individualizzazione della forza lavoro. In tal modo Gago affronta il modello neoliberale come essenzialmente dispotico e rifiuta la facile dicotomia fra pratiche politiche moderate (Blair, Clinton, Obama) e autoritarie (Bolsonaro, Trump, Modi, ecc... la lista purtroppo sarebbe lunga) distinguendo questi due poli come livelli d’intensità di una pressione necropolitica intrinseca al «tardo capitalismo». Secondo l’autrice, dal momento che vediamo definitivamente fallire i vari soli (spenti) dell’avvenire legati a sogni di imprenditorialismo individuale e investimenti sul capitale umano, la governance neoliberale non ha altra scelta che torcersi in modo neofascista, associando ad un riacerbarsi della violenza sessualizzata, la produzione di sempre nuove dinamiche identitarie, di comunità ‘proprietarie’ chiuse e ben definite.
Contro questa «situazione» lo sciopero transfemminista non può che essere (come del resto enfatizzato da vari slogan dei movimenti e delle mobilitazioni degli ultimi anni) uno sciopero della riproduzione, un’interruzione della rete della valorizzazione che parte proprio dai corpi, dal loro modo di aggregarsi e sperimentare relazioni. Lo sciopero, e su questo Gago recupera in modo incredibilmente originale la lezione di Luxemburg, non è quindi una semplice e binaria/molare opposizione fra forze produttive compatte ed omogenee contro lo sfruttamento capitalista, ma una diversa temporalità politica; un evento che lascia emergere proprio quella forza ed energia trasversale e sperimentale che ci rende in grado di costruire nuove connessioni e di sperimentare nuove potenze insieme, di trovare una comunanza e formare alleanze contro ogni dinamica atomizzante.

[1] Per Tamu Edizioni è correntemente in corso la traduzione in italiano di un altro importante testo dell’autrice: La razón neoliberal. Economías barrocas y pragmática popular (Tinta Limón, 2013). Il testo recensito qui, invece, verrà pubblicato in italiano da Edizioni Capovolte.
Francesco Sticchi Lecturer in Film Studies presso la Oxford Brookes University e il SAE Institute; si occupa di Film-Philosophy e Cinema della Precarietà ed è attivista del collettivo Terra Phoenix.