daqui ospita contributi di studios* e curios* che scelgono di utilizzare uno spazio di riflessione e di racconto attraverso parole, immagini e altri media, dedicato a temi e questioni di interesse politico e culturale in una cornice divulgativa e non divisa per ambiti e competenze. L’intento è di cercare di comunicare con un vasto pubblico e allo stesso tempo di costruire una rete di passioni comuni che possano rendere ancora più ampio il percorso di ricerca del collettivo editoriale di Tamu, che firma questo breve testo di presentazione.
Al centro di questo percorso di formazione c’è un principio condiviso, vale a dire che ognun* di noi fa esperienza della realtà, la osserva e la racconta da un punto di vista particolare, che certamente cambia da individuo a individua ma è influenzato da dinamiche che ci coinvolgono come collettività e riguardano il nostro “colore” razziale, il genere in cui ci identifichiamo o che ci viene attribuito, la nostra posizione sociale in termini di potere economico, il rapporto che instauriamo con la natura e le altre specie e altre variabili di diversa portata. Crediamo che rendere esplicito questo principio sia un modo per guardare alla società nella sua complessità e per favorire forme di azione politica che provino a unire ciò che parte da posizioni diverse, quando l’obiettivo può essere comune.
Ognun* di noi ragiona, parla e scrive daqui, da un proprio “qui”, cioè dal proprio particolare posizionamento nella società. L’effetto di questa presa di coscienza si misura nel modo in cui scegliamo di comportarci ogni volta che veniamo a contatto con situazioni di oppressione.
Come altre persone che hanno fatto i nostri stessi passi (un’educazione universitaria, attivismo, pratiche di mutualismo, attività di ricerca teorica e sul campo o altre cose che di solito permettono la creazione di una “sensibilità politica”) sappiamo di voler leggere e pubblicare testi che mostrano l’oppressione in tutte le sue forme, variamente intrecciate: il razzismo, la violenza di genere, l’espropriazione, la precarietà abitativa e la repressione della povertà, i disastri ecologici e così via.
Rendendo palese il ruolo e le intenzioni di chi parla, il nostro posizionamento e la nostra volontà politica, insomma il nostro rapporto con il mondo “al di fuori” delle parole, possiamo rapportarci all’oppressione valutando non solo la nostra capacità di comprenderla sul piano intellettivo, ma anche di reagire e di intervenire per contrastarla, ciascuno/a a seconda della propria condizione.
Per questo abbiamo scritto, nel manifesto di Tamu Edizioni, che il nostro luogo di partenza è Napoli. È un pezzo importante del nostro “qui” nel momento in cui, ad esempio, scegliamo di parlare delle sfumature coloniali con le quali viene percepita la realtà culturale e sociale del Sud Italia. Se invece, come accadrà per il primo contributo che ospiteremo su daqui, scegliamo di dedicare uno spazio al movimento di Black Lives Matter è rilevante nel nostro “qui” il fatto di essere “socialmente” bianchi/e, mentre l’essere “socialmente” meridionali ha un peso diverso, seppur presente.
daqui è uno spazio aperto proprio perché il riconoscimento delle specificità e delle diversità sociali può portare all’incontro e alla sperimentazione, all’attraversamento di quelle barriere che tengono in piedi le gerarchie simboliche e materiali su cui si fonda la nostra società, e che ci auguriamo di contribuire a smontare, pezzo dopo pezzo.
In alto Elements from the Actual World ©Jimmie Durham, Fair use
Tamu Edizioni